FORTE BANDIERA

 

http://www.bolognaplanet.it/wiki/igrandiparchi/09-parco-di-forte-bandiera.asp

 

Forte Bandiera è un tipico parco estensivo, che mantiene i caratteri fondamentali del tradizionale paesaggio collinare: prati interrotti da filari di alberi da frutto, siepi, zone boscate, belle vedute su Bologna, Rastignano, la valle del Savena e i colli fino al Reno. Il parco si estende sui rilievi dei monti Jola (303 metri) e Bandiera (300 metri), due colline immediatamente a sud di Barbiano e Monte Donato, tra il rio Costarella, che confluisce poi nell'Aposa, e il Savena. Il territorio è appartenuto fin da tempi antichissimi a Jola, una località già menzionata con il nome di Cellula nell'anno 982. In età medievale i termini cella e cellula erano usati per indicare residenze di monaci e in particolare piccole dipendenze di monasteri, dove qualche monaco sovrintendeva alla coltivazione dei campi. Più tardi la denominazione originaria si corruppe in Gleula, Jeula e alla fine in Jola. Il piccolo nucleo abitato si trovava lungo la strada romana e poi medievale che sul versante sinistro del Savena collegava Bologna alla Toscana: la strada saliva sulle colline di Monte Donato passando per Jola, San Andrea di Sesto, Brento e poi raggiungeva la Futa

Un rogito del 1131 e altri documenti successivi segnalano l'esistenza di un castello, la cui distruzione sarebbe avvenuta intorno al secolo XIV-XV. Con tutta probabilità il castello sorgeva lungo l'attuale via di Jola, in posizione strategica sulla valle del Savena; sulle sue fondamenta, nel secolo XVIII, sorse un monastero, poi trasformato nella villa padronale Fantoni Vecchi. Alla fine del '200 il castello apparteneva ai conti di Jola, di probabile origine longobarda, e più o meno nello stesso periodo si hanno le prime notizie sulla parrocchia, anche se il fatto che la chiesa fosse dedicata a San Michele Arcangelo (un santo caro ai Longobardi) autorizza l'ipotesi di una fondazione più antica. La chiesa, oggi privata e in stato di abbandona, si può ancora scorgere lungo la via di Jola. Il toponimo Bandiera compare per la prima volta nel 1775, e deriva il nome da una famiglia che possedeva vari beni nella zona, tra cui il Casino Bandiera, che sorgeva in cima al monte. Dal 1810, per effetto delle riforme napoleoniche, la comunità di Jola, assieme ad altre suburbane, entrò a far parte del Comune di Bologna e nel 1860, per decreto del governo provvisorio dell'Emilia, si stabilì di creare a protezione di Bologna una serie di forti e batterie che sorsero sulle colline tra Reno e Savena. All'interno dell'attuale parco venne eretto, sulla cima del monte, il Forte Bandiera e, vicinissimi, a completare la difesa verso il Savena, i Forti Jola e Grifone e le batterie Bonavera e Dozza. I forti della zona, che avevano ormai perduto da tempo la loro ragion d'essere, caratterizzavano ancora il paesaggio negli anni '30. Negli anni immediatamente successivi il luogo diventò progressivamente sempre più degradato, con rovi e robinie che ricoprivano le fondamenta della vecchia polveriera. Nel 1958, con l'espansione della città e l'esigenza di destinare al pubblico alcune aree verdi nella collina, il piano regolatore di Bologna individuò nell'area di Forte Bandiera uno dei primi parchi collinari. Il territorio oggi compreso nel parco venne acquisito dall'Amministrazione comunale in tempi diversi, dal '63 al '77, quando fu inglobata anche la vera e propria zona del forte.

Il parco è compreso nella fascia dei querceti caducifogli xerofili, anche se a testimonianza dell'antica foresta di querce che un tempo ricopriva i colli bolognesi, nell'area rimangono solo un bellissimo filare di grandi roverelle lungo il confine meridionale e qualche sparso esemplare isolato. Negli esigui lembi di bosco e nelle siepi, tuttavia, hanno trovato rifugio molte delle specie che accompagnavano le querce mentre nei punti in cui la presenza di acqua è maggiore si notano pioppi, salici, equiseti e carici. Nel parco sono numerose anche le presenze estranee a questa particolare formazione vegetale: in alcune siepi e scarpate, infatti, nel corso degli anni '60, vennero inserite, in particolare lungo via Gaibara, varie conifere esotiche, cipressi argentati e di Lawson, tuie e cedri, che poco si fondono con le altre essenze e con il paesaggio nel suo insieme. Per quanto riguarda Le zone più aperte del parco, tradizionalmente coltivate a seminativo semplice, arborato e a vigneto, la loro recente trasformazione in prati consente ancora di leggere l'antica sistemazione dei terreni a cavalca poggio, con appezzamenti larghi all'incirca 25 metri, scoline e filari di alberi da frutto disposti perpendicolarmente alla linea di massima pendenza per limitare l'erosione. Dopo L'acquisizione dei terreni da parte del Comune di Bologna, cominciarono a essere effettuati i primi rimboschimenti, nel vecchio podere Mellone, sul versante esposto a nord-ovest, utilizzando in gran parte specie proprie della ma anche esemplari di farnia e cerro, due querce tipiche. Per ricoprire Le scarpate furono impiegate, con begli effetti ornamentali, specie che si adattano bene a ogni tipo di terreno come ciliegio selvatico, maggiociondolo, albero di Giuda e olmo. Altri rimboschimenti sono stati poi realizzati sul versante esposto a nord, nella zona più settentrionale del' parco.

(da: “I giardini della via Emilia” di M.T.Salomoni – Il Sole 24 ore e da: “Parchi e giardini di Bologna” a cura del Centro Villa Ghigi)

Siti
www.golden-forum.it
www.goldenmania.it
http://www.fotografia4zampe.it/
http://www.joywavelabrador.it/
Sito Gold
Sito d'argento
Classifica